Reportage di Paolo Polvani. La metropolitana.
La borsa della giovane impiegata
Fruga dentro la borsa la giovane impiegata appena messo piede sulla metro.
Mi aspetto che tiri fuori il cielo azzurro alle Maldive e una gita in barca
che tiri fuori lo zio carabiniere salito dalla Puglia
che tiri fuori il sogno di un cane addormentato in una piazza al sole
che tiri fuori le note di un tango aristocratico vibrante di solitudine
che tiri fuori la vertigine della vita e un barlume di disperazione
che tiri fuori il punto G e un orgasmo che sappia di vernice fresca
che tiri fuori un brandello di conversazione una teoria amorosa una ricetta
del cous cous alla libanese con lo zafferano
che tiri fuori l’amico massaggiatore che la palpa per verificare i meridiani
che tiri fuori la mamma con gli occhi sempre sul ciglio della commozione
che tiri fuori una lingua trafitta da una lunga spilla
che tiri fuori una dinoccolata salamandra dono di A.
che tiri fuori uno stranito sentimento della vita misto di attesa e raccapriccio
che tiri fuori un tanga di merletto color pistacchio
che tiri fuori i seguenti nomi: Max Fabio Mirko, e poi Gino Pino forse Savino
che tiri fuori un lamento un clavicembalo un gatto che fa le fusa
che tiri fuori Anna Karenina e ci si tuffi a pagina duecentoventitre

*
Oltre le teste ripiegate sui libri
Oltre le teste ripiegate sui libri
scorrono traballando le stazioni. Quale sorriso abita
Molino Dorino e dove va chi scende
a Porta Venezia ? Ma qui non sorride nessuno.
Il Budda che abita il mio cuore vorrebbe abbracciarvi uno per uno.

*
Milano a metro
Ci tuffiamo nei libri, nuotiamo nelle mutevoli
correnti di un quotidiano, mettiamo un’estrema cura
nell’evitare di guardarci nel fragore della metropolitana.
Ci rannicchiamo dentro un piccolo e ostinato sé.
Io vedo le melagrane nelle pupille delle ragazze. Vedo
campi di melanzane nei paesaggi di anziane casalinghe.
Vedo i saluti di operaie dallo sguardo buono.
Vedo piccoli angeli tendere la mano con semplicità.

Per approfondimenti su Paolo Polvani vi rimandiamo al nostro blog:
http://italiadautore.blogspot.it/search/label/paolo%20polvani
http://raccontodautore.blogspot.it/search/label/Paolo%20Polvani
Paolo, ancora un complimento alla tua scrittura.
ciao
grazie Luigi, sei sempre gentile e anche fin troppo generoso! sono poesie che risalgono al periodo milanese, quindi a circa 10 anni fa, Milano ha sempre esercitato un grande fascino su di me, e la metropolitana è stata un luogo di meraviglia assoluta
paolo, concordo con te sulla metropolitana, e con luigi sui tuoi testi.
grazie Massimiliano, sei molto gentile, sono poesie di alcuni anni fa,ma ci sono sempre affezionato. Paolo
Sempre bravo, Paolo. Sai che mi hai ricordato Pagliarani e la sua “Ragazza Carla?”
Grazie Narda, mi fai un bellissimo complimento, ho sempre considerato Pagliarani un punto di riferimento importante, e sentire che i miei testi te lo ricordano è un grande onore!
amo e scrivo di luoghi di viaggio e pendolarismo.
Incisivi i tuoi versi, la scrittura applicata al quotidiano manca spesso dai siti di scrittura.
saluti
aereoplanini.wordpress.com
Sempre un piacere leggerti caro Paolo 🙂
Grazie a Alegbr e a Marilena, in effetti l’obiettivo di questi scritti è anche di riportare il quotidiano all’interno della poesia
Leggendo le tue poesie mi sono trovata a Milano, sulla metropolitana e c’erano veramente tutti i tuoi personaggi.
Gli accadimenti quotidiani li trasformi in poesia. Ho trovato
una Milano piena di trambusto, ma ho sentito pulsare anche la sua anima.
Grazie Anna, io penso che la poesia sia questo stato di grazia in cui uno apre gli occhi e riconosce la poesia nel quotidiano, nelle cose, nelle persone, negli avvenimenti intorno a noi.
Ogni poesia racchiude in sé un piccolo universo, una sorta di microcosmo nel quale il lettore si può rispecchiare : i sogni, le speranze, le letture, il vissuto più o meno consapevole che emergono dalla borsetta dell’impiegata; la testa dei pendolari piegata su un libro, tentativo di essere altrove nello scorrere delle stazioni, visto però con l’occhio benevolo del poeta; infine un ennesimo rifugiarsi nella lettura alla quale l’autore risponde come fanno tutti i poeti, vedendo con altri occhi, ciò che è nascosto, non rivelato ai più. Interessante come il libro emerga come filo conduttore e tentativo di evasione in tutte e tre le produzioni che hanno come sfondo la metropolitana ed intrinsecamente la città. Il vero viaggio non è forse quello non realizzato con i passi ma bensì con l’ immaginazione e la scoperta del sé?
“Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’ avere nuovi occhi” diceva Marcel Proust e su questo sono concorde.
Complimenti all’autore per la scrittura piacevole, molto comunicativa e per i molti spunti di riflessione presenti nelle tre poesie. Credo che la funzione della poesia sia proprio in questo: svelare il reale attraverso gli occhi del poeta che sa attingere anche nelle conche nascoste dell’esistenza.
tutte molto belle, qui convivono “giuste” malinconie ed entusiastiche folgorazioni (e queste seconde mi coinvolgono particolarmente)
fra i versi che mi hanno più colpita:
“che tiri fuori Anna Karenina e ci si tuffi a pagina duecentoventitre”
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“Il Budda che abita il mio cuore vorrebbe abbracciarvi uno per uno”
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“Io vedo le melagrane nelle pupille delle ragazze”
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un caro saluto
molte grazie a Miriam e a Caterina, si tratta di poesie di una dozzina di anni fa e sono contento che conservino ancora una loro attualità,
e si, si scrive sempre nella speranza che qualcuno legga e condivida lo sguardo